TERAPIA LASER CO2 HPV VIRUS

L’infezione da papillomavirus umano (HPV) ha un’elevata prevalenza nella popolazione adulta sessualmente attiva, con stime che arrivano a calcolare che una donna all’età di 50 anni avrà avuto fino all’80% di probabilità di essere venuta in qualche modo in contatto con il virus nel corso della propria vita. Oltre alla cervice uterina, gli HPV sono responsabili di infezioni a livello vaginale, vulvare, perianale ed anale, penieno ed orofaringeo. Occorre distinguere le infezioni subcliniche (diagnosticabili con citologia, colposcopia ed istologia), dalle infezioni cliniche (visibili anche ad occhio nudo, note come condilomi floridi).

Patologie HPV correlate

• Circa il 70% dei cancri cervicali è causato dai tipi di HPV 16 o 18. • Dal 50 al 60% delle lesioni intraepiteliali di alto grado della cervice uterina (CIN2 e CIN3) è dovuto all’HPV 16 e 18. • Dall’80 al 90% dei cancri anali è causato dall’HPV 16 o 18. • Almeno il 40% dei cancri vulvari è correlato all’HPV. • Percentuali variabili di cancri penieni, vaginali, uretrali, orali (testa e collo) contengono tipi carcinogenici di HPV. • Il 90% dei condilomi floridi anogenitali è causato dall’HPV 6 o 11. • La papillomatosi laringea giovanile si verifica in circa 1 su 200.000 bambini al di sotto dei 18 anni di età (raramente i papillomi possono trasformarsi in carcinomi a livello di laringe, esofago, bronchi. Gli HPV 6 e 11 sono i tipi più frequenti nei papillomi del tratto respiratorio ed il tipo 11 è quello che più spesso si associa alla progressione verso il cancro).

INFEZIONE GENITALE SUBCLINICA

Comprende situazioni in cui l’infezione viene diagnosticata sulla cervice dal Pap test, colposcopia o biopsia; a livello vulvare, penieno o di altra cute genitale dalla comparsa di aree bianche dopo applicazione di acido acetico al 5%. Si verifica molto più frequentemente delle lesioni genitali visibili, sia tra gli uomini che tra le donne. A livello cervicale viene spesso diagnosticata dal Pap test unitamente a lesioni squamose intraepiteliali. Non è ancora chiaro se i pazienti con infezione subclinica siano altrettanto contagiosi quanto i pazienti che hanno lesioni esofitiche. In assenza di una coesistente lesione squamosa intraepiteliale, il trattamento dell’infezione subclinica da HPV diagnosticata con colposcopia, biopsia, applicazione di acido acetico o rilevazione dell’HPV con test di laboratorio non è raccomandato. Infatti il valore preventivo del trattamento di queste forme non è dimostrato perché non è stata identificata alcuna terapia che eradichi l’infezione. Inoltre la diagnosi di infezione è spesso una diagnosi non definitiva: una percentuale che arriva fino al 91% dei casi di infezione da HPV si risolve spontaneamente entro due anni. In presenza di una lesione squamosa intraepiteliale invece, il trattamento dovrebbe basarsi sul grado del referto istopatologico. Pertanto la gestione di queste pazienti deve essere finalizzata alla diagnosi precoce ed alla terapia delle lesioni preneoplastiche che eventualmente si associano (CIN, VIN, VaIN, AIN). Le lesioni di basso grado possono essere seguite con programmi di follow-up semestrale data l’elevata percentuale di regressione spontanea, mentre quelle di alto grado devono essere sottoposte ad escissione (con bisturi, raggio laser o radiofrequenza).